Ci capita spesso che tornino qui per rivedere il posto dove sono cresciuti, a fare i conti con il passato per superare i loro incubi.
Sono gli ex bambini del Razzetti, quelli che in un passato, nemmeno così remoto, hanno vissuto sulla loro pelle quello che un tempo era lo spauracchio di tutti i bambini.
“Se non fai il bravo, ti porto al Razzetti” questa era la minaccia degli adulti di allora ed oggi, che gli adulti sono diventati loro, trovano un Razzetti diverso che il peso dei ricordi rende comunque difficile da accettare.
Vi riportiamo una mail ricevuta qualche giorno fa da una “ex bambina del Razzetti” e la nostra risposta, perché nonostante la pesante reputazione ereditata, oggi , il nostro impegno è quello di unire le famiglie e guidare la crescita dei bambini insegnando loro il rispetto reciproco.
Cambiando il presente per migliore il futuro dei “bambini del Razzetti di oggi”.
Gentilissimi Signori,
ho notato quante pagine sono dedicate al Vittoria Razzetti e alle cose meravigliose che fate.
Vorrei essere contenta.
Purtroppo nella mia memoria c’è l’Istituto Vittoria Razzetti per l’Infanzia Abbandonata.
Ci sono stata per tre anni, dagli 8 agli 11, e c’erano anche la mia sorellina e il mio fratellino, minori di me.
Sono passati sessant’anni circa, da allora, ma è impossibile dimenticare.
Noi eravamo fortunati, perchè avevamo ancora la mamma. I parenti avevano il permesso di venire a trovarci ogni due domeniche. Non aveva i soldi per il treno, e faceva 50 km in bicicletta, fra andata e ritorno.
Lavorava e prendeva 30.000 lire al mese, che dava interamente all’Istituto, 10.000 per ogni figlio.
Si pativa la fame. Anche se piccole, a turno dovevamo sparecchiare le tavole.
Per cose da nulla, si veniva castigati: noi bambine chiuse nello sgabuzzino delle scope, i maschietti venivano picchiati.
Ricordo un anno, la Befana dei Vigili. Un regalo da sogno per ogni bambino. A me e mia sorella una bambola (non ne avevamo mai vista una). Il mattino dopo non c’era più nessun giocattolo per nessun bambino.
Una volta ho detto a mia mamma (avevo 10 anni) che se non mi portava a casa mi sarei tagliata la gola.
Voi lo sapete che è tutto vero.
Qualche anno fa siamo venuti all’istituto e lo abbiamo visto trasformato. Avete voluto ascoltare i nostri racconti…
Purtroppo non riesco a gioire per quello che è diventato: riesco ancora a piangere per quello che era. E vedermi chiedere il 5 x mille è una pugnalata.
Spero solo che Vittoria Razzetti non venga anche santificata!
Vi prego di scusare lo sfogo: la colpa è mia, perchè sono io che vi ho cercato su Internet.
Tanti auguri per il vostro futuro.
F.
Cara F.
quando sono entrata qui come dirigente, era il 2001, non sapevo nulla dell’istituto venendo io dalla provincia,
poi poco alla volta ho cominciato ad interrogarmi e a capire.
Ecco perchè ho voluto la mostra che nel 2006 riprendeva la vera storia e non tralasciava questi racconti dolorosi che molti di voi hanno avuto la forza di regalarci.
Io e le colleghe, ben più giovani di me, ci siamo sentite in debito verso di voi e le vostre grandi sofferenze e abbiamo messo tutto l’impegno possibile per cambiare le cose, oggi, perchè il passato non possiamo proprio ripulirlo anche se sarebbe bello.
Dalle nostre ricerche pare che Vittoria Razzetti non fosse male, era una donna del popolo animata da sentimenti sinceri, analfabeta andava in giro con la pentola per sfamare i suoi “bastardi”, visto che nessuno li voleva. poi sono arrivate le suore e tutto è cambiato fino ai vostri anni terribili.
Chiediamo il 5 per mille per continuare la nostra attività, che nel segno della più grande discontinuità cerca di mantenere insieme mamme e bambini dando una opportunità di crescita guidata a chi guida non ha avuto, teniamo i bambini stranieri nel c.a.g. per dare loro la merenda e un posto dove fare i compiti, dove giocare sicuri e imparare a rispettarsi. Un nido per guardare al futuro.
Ci proviamo, ricordando e vergognandoci un po’ per chi vi ha fatto tanto male.
le auguro tanta serenità e quando vuole passi a trovarci.
Bianca Frigoli