I nostri servizi

Ci occupiamo di accoglienza e accompagnamento per mamme in difficoltà, ragazze adolescenti con problematiche di varia natura passano le loro giornate nella nostra comunità diurna, offriamo a bimbi e ragazzi italiani e stranieri la possibilità di frequentare laboratori e attività nel nostro centro di aggregazione.
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Quanto Basta

Il QB (Quanto Basta!), è una comunità diurna per ragazze adolescenti dai 12 ai 18 anni che vivono in famiglia situazioni di fatica o abbandono psicologico, materiale e/o morale. Vi si accede dietro richiesta inviata al Razzetti da parte di enti e soggetti invianti.

E’ attiva dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 18, per tutto l’anno. Si trova all’interno dell’istituto e precisamente nell’ala ovest con entrata indipendente. L’appartamento, adeguatamente ristrutturato, comprende la cucina per realizzare e consumare i pasti del gruppo, un ampio e confortevole salotto – relax, la zona studio (con PC e collegamento internet) e i servizi.

Dettagli del progetto

Il QB (Quanto Basta!), è una comunità diurna per ragazze adolescenti dai 12 ai 18 anni che vivono in famiglia situazioni di fatica o abbandono psicologico, materiale e/o morale. Vi si accede dietro richiesta inviata al Razzetti da parte di enti e soggetti invianti.

E’ attiva dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 18, per tutto l’anno. Si trova all’interno dell’istituto e precisamente nell’ala ovest con entrata indipendente. L’appartamento, adeguatamente ristrutturato, comprende la cucina per realizzare e consumare i pasti del gruppo, un ampio e confortevole salotto – relax, la zona studio (con PC e collegamento internet) e i servizi.

Si pone l’obiettivo di offrire una situazione stabile, utilizzando un insieme personalizzato di attività, per dare un senso al tempo. Utilizzando ogni spunto derivante dalla condivisione di questa fetta di quotidianità, si cerca di accompagnare le ragazze nella difficile arte di crescere, condividendo le molte avversità di chi non riesce a trovare una propria collocazione e immaginare un futuro. Le ragazze sono accompagnate dalla presenza di personale educativo, di una psicologa e un supervisore, oltre che dei volontari.

AL QB le ragazze trovano:

piani personalizzati, ascolto e affiancamento, colloqui psicologici individuali, sostegno psicologico di gruppo, riunioni settimanali di gruppo con gli educatori, laboratori interni psico-educativi (es.biodanza, fotografia, sport), sostegno e orientamento scolastico, esperienze esterne quotidiane.

Mission e punti di forza

La nostra mission

IL POSTO Q.B. nasce come zona di sostegno e supporto all’azione di tutela dei servizi territoriali, consentendo la permanenza dell’adolescente presso la famiglia di origine, alleviandola ed accompagnandola nelle sue funzioni educative. Attraverso la delega condivisa di attività quotidiane si avvia il recupero di competenze e capacità relazionali di ragazze che si trovano in situazione di disagio psico-sociale, non attribuibile però a patologie organiche o psichiatriche.

I punti di forza del posto QB

Il posto QB nasce per un piccolo gruppo di adolescenti, le quali, pur vivendo situazioni poco idonee al proprio armonico sviluppo psico fisico non devono o non possono essere allontanante dalla famiglia.

L’elemento di novità di questo servizio è la presa in carico della famiglia nella sua globalità, considerando quest’ultima come un sistema unitario caratterizzato dalla rete di relazioni interdipendenti tra i suoi membri. Non ci si propone quindi come “sostituti” alla famiglia, ma essa verrà considerata come parte integrante della relazione educativa, auspicando l’evoluzione non solo della minore, ma anche del sistema familiare di cui fa parte, coinvolgendo l’intero sistema direlazioni.

Si cercherà di ricostruire le dimensioni della vita quotidiana all’interno della quale si struttureranno routine e regole costruite insieme, condivise e aperte ai cambiamenti richiesti dalle ragazze stesse.

In questo senso si fa riferimento ad un ambiente che sappia adattarsi alla fase evolutiva e al retroterra culturale delle ospiti, risultando elastico e garantendo il rispetto dei bisogni ed esigenze di ciascuno con l’obiettivo di creare un contesto accogliente, rassicurante e protettivo.

Iter di accesso

Chi accede al QB? E come?

Si arriva al QB dietro segnalazione e richiesta di un ente inviante (di solito i Servizi Sociali) che contattano la nostra segreteria a tal fine.

La Comunità è aperta a ragazze di età compresa tra i 12 e i 18 anni che presentano difficoltà e problematiche psicologiche, relazionali e comportamentali dovuti a traumi legati per lo più al contesto familiare. La comunità diurna può ospitare fino ad un massimo di 12 utenti, provenienti prevalentemente dalla città e dai paesi limitrofi.

Alcuni esempi:

  • adolescenti in uscita da comunità residenziali e/ o per le quali l’entrata deve essere preceduta da un momento preparatorio;
  • adolescenti uscite dal circuito scolastico ed avviate ad attività pericolose per sé e per gli altri
  • adolescenti provenienti da contesti familiari con dinamiche gravemente disfunzionali;
  • adolescenti che si trovano in situazioni di trascuratezza relazionale e materiale a causa di insufficienti competenze personali e genitoriali;
  • adolescenti soggette a provvedimenti civili o amministrativi dell’autorità giudiziaria.

Le dimissioni della minore dalla Comunità sono sempre valutate e concordate con i Servizi di competenza nei seguenti casi:

  • per il raggiungimento degli obiettivi e compimento del Progetto Educativo-Psicologico;
  • per raggiunto limite d’età;
  • per il crearsi di condizioni sfavorevoli alla minore.
Personale

Il rapporto è di 1 educatore professionale ogni 6 ragazze, con il supporto di esperti esterni per la conduzione di laboratori e/o di personale volontario qualificato per specifiche attività che lo richiedano.

E’ garantita la presenza costante di uno psicologo e del direttore scientifico.

All’interno della Comunità diurna opereranno strutturalmente le seguenti figure professionali:

  • n. 1 Responsabile Scientifico, psicologo-psicoterapeuta docente della Scuola Mara Selvini Palazzoli di Brescia
  • n. 1 Psicologo con le funzioni sopra dettagliate
  • n. 2 Educatori professionali
  • n. 1 Ausiliario Socio-Assistenziale
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Casa di Vittoria

La Casa di Vittoria è un servizio residenziale mamma-bambino.

Dispone di 19 mono e bilocali e di ampio spazio aperto privato, ed è pensata per l’accoglienza residenziale di madri in difficoltà’ temporanea, vittime di violenza fisica e psicologica presentate e seguite dai servizi sociali del territorio.

Ogni mamma può così usufruire fin da subito di una “casa propria”, evitando di sentirsi ospite. Ogni mamma a CDV è protagonista del proprio progetto, che terrà conto della cultura di appartenenza, lingua, credo politico e religioso.

Mission e punti di forza

La Mission di Casa di Vittoria

La “Casa di Vittoria” accoglie donne:

  • con figli in situazione di disagio a seguito di separazioni conflittuali, disgregazioni familiari, fuga da realtà pericolose per sé e per i propri figli;
  • soggette a provvedimenti dell’autorità giudiziaria;
  • inviate dal servizio sociale con l’avvallo del comune di residenza

Ogni situazione, prima dell’inserimento, viene approfondita con i Servizi Sociali con i quali vengono concordati piani di lavoro individualizzati che prevedono:

  • sostegno interno ed esterno alla struttura
  • il periodo ottimale di permanenza
  • le modalità di dimissione.

Non è prevista l’accoglienza di donne con patologie psichiatriche, di tossicodipendenza e alcolismo.

La “Casa di Vittoria” può avere anche funzione di pronto intervento.

 I punti di forza

Lo stile dell’accoglienza è pensato per fornire alla persona in situazione critica “una base sicura” come condizione per la rielaborazione del proprio vissuto in un periodo sufficientemente lungo e con un accompagnamento “discreto ma deciso”.

La competitività della struttura si basa:

  • su un accompagnamento sufficiente ed elastico così da poter rispondere alle reali necessità dell’utenza;
  • su un progetto quotidiano di autonomia adeguato a rimuovere gli ostacoli frapposti al raggiungimento degli obiettivi concordati
  • sull’osservazione psicologica dei minori da parte di una psicoterapeuta;
  • sull’uso autonomo di un appartamento che, coniugando le esigenze di libertà nella gestione dei ritmi familiari, consente il controllo capillare e il contenimento di tutte le spese vive;
  • sul ricorso a laboratori, atti ad aumentare o scoprire le competenze individuali e a facilitare l’osservazione non solo da parte dell’educatore ma anche di esperti esterni.

I laboratori (continuamente rinnovati) possono prevedere: cucina, cartotecnica per la realizzazione di oggetti (agende, album porta foto, cornici e altro); taglio e cucito per riparazioni di vario tipo; laboratori creativi per la realizzazione di oggetti; stireria; laboratorio per l’apprendimento dell’italiano; strutturazione del curriculum vitae e azioni volte alla ricerca del lavoro.

In questo contesto si costruiscono i presupposti necessari all’ingresso nel mondo del lavoro quali la puntualità, la pulizia, la capacità di lavorare in gruppo e la tenuta nel tempo.

Iter di accesso

Dai servizi sociali a Casa di Vittoria

Indichiamo di seguito l’iter previsto per l’accesso alla struttura. Si tratta di informazioni utili in particolare per i servizi sociali che volessero interfacciarsi con Casa di Vittoria, e interessanti per tutti quanti volessero saperne di più.

  • il servizio sociale di riferimento contatta la responsabile, anche telefonicamente, per una prima valutazione in merito alle caratteristiche della donna e la compatibilità con l’offerta educativa. Per le amministrazioni al primo contatto vengono inviate via mail la carta dei servizi, la retta e la documentazione teorica a supporto del progetto;
  • incontro fra il Razzetti e il Servizio Sociale inviante per il racconto verbale della storia pregressa, la definizione degli obiettivi e del tempo di permanenza richiesto, la definizione della data d’ingresso;
  • primo incontro con la donna accompagnata dai servizi, al fine di aumentare la consapevolezza e l’adesione al progetto;
  • pulizia e trasloco nell’appartamento assegnato, concedendo ai bambini il tempo di ambientarsi prima del trasferimento.

Per concordare l’ingresso saranno necessari:

    • relazione del servizio sociale ed eventuale copia dei decreti del tribunale minorile competente;
    • l’evidenza degli obiettivi concordati;
    • l’impegno di spesa del comune inviante
Accompagnamento delle mamme

Piani personalizzati per le mamme e i loro bambini

Le mamme dispongono di una educatrice di riferimento per la programmazione e il sostegno delle attività quotidiane. I primi quattro mesi sono dedicati all’osservazione, che garantisce la conoscenza dettagliata del caso. Sono previsti incontri di verifica con i servizi sociali referenti del caso con cadenza variabile.

Le aree oggetto di osservazione:

  • la cura e gestione dei figli
  • l’organizzazione e gestione degli spazi personali (abitazione) e comuni
  • la gestione delle risorse economiche attraverso strumenti ad hoc fra i quali la “trasparenza economica”
  • formazione e ricerca lavoro
  • socializzazione e rapporti nel gruppo
  • l’intervento educativo potrà essere a seconda delle necessità individuali, normativo di accompagnamento e di verifica via via sempre meno intensa.

Le ospiti vengono accompagnate nella scelta di forme di risparmio con l’obiettivo di preparare per quanto possibile l’uscita dalla struttura.

Il personale aiuta la mamma a sperimentare un’organizzazione elastica che deve, e dovrà a maggior ragione dopo le dimissioni, comprendere la cura dei figli, della casa e dell’attività lavorativa.

Il Personale

Personale qualificato, per un servizio continuo

Il personale della “Casa di Vittoria” è stato accuratamente selezionato al momento dell’assunzione e risulta particolarmente idoneo al compito richiesto da questo servizio.

Casa di Vittoria costituisce ancora oggi una novità nel panorama dell’offerta dei servizi alla persona e come tale si è assunto anche l’impegno di riflessione e documentazione dei processi interni.

Il servizio è aperto 24 ore su 24 per tutto l’anno. Le attività specifiche per ogni singola ospite vengono svolte principalmente dal lunedì al sabato in un fascia oraria che va dalle 7.30 alle 20.30.

La presenza di personale qualificato durante la notte, le festività e i fine settimana permette di creare continuità con il lavoro svolto durante la giornata e fornisce un riferimento sicuro per qualunque problema.

Le riunioni di équipe settimanali permettono una costante circolarità delle informazioni tra il personale. A queste seguono gli incontri di supervisione, con cadenza quindicinale, garantite da uno psicoterapeuta esterno.

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CAG L'impronta

Il Centro di Aggregazione Giovanile è un servizio territoriale pubblico a carattere aggregativo con una forte impronta educativa. E’ aperto a bambini, preadolescenti, adolescenti e giovani ed è un servizio gratuito.

Dal 1986, affianca ed integra, nel tempo pomeridiano, le altre agenzie educativepresenti sul territorio.

Dal 2007 è accreditato presso il Comune di Brescia. Per ogni fascia di età è prevista una programmazione differenziata, al fine di rispondere ai diversi bisogni evolutivi. I ragazzi sono affiancati da un coordinatore, operatori qualificati e volontari.

I CAG sono stati istituiti  con L. regionale 1 del 1986 “Riorganizzazione e programmazione dei servizi socio sanitari”, Art. 77

Mission e punti di forza

Obiettivo: essere un valore aggiunto per i ragazzi!

Il nostro C.A.G. vuole rappresentare un “valore aggiunto “nella vita dei ragazzi che lo frequentano.

Per questo immaginiamo e viviamo con loro azioni che attengono alla sfera cognitiva, comunicativa, affettiva e sociale.

Le nostre attività si pongono obiettivi di prevenzione e di promozione del benessere, vissute all’ interno di un gruppo. Lavoriamo inoltre per favorire il cosiddetto apprendimento sociale, cioè per promuovere  atteggiamenti cooperativi, capacità di gestire i conflitti, accettazione della diversità.

In un’ottica di prevenzione concorriamo al contrasto a forme di disadattamento sociale e scolastico e di emarginazione ed esclusione sociale. In generale ogni azione di promozione all’agio è da considerarsi di per sè una forma di prevenzione.

In un’ottica di promozione si mira a favorire la crescita equilibrata e consapevole di ciascuno, stimolando: l’acquisizione delle capacità comunicative necessarie per esprimere i propri vissuti, imparare a stare in un gruppo i cui membri non si sono scelti; la conoscenza dei propri punti di forza e di debolezza; la consapevolezza del contesto circostante e delle sue regole.

Il Cag “L’Impronta” valorizza lo stile cognitivo di ciascuno e da questa base sviluppa un percorso di sostegno e dimotivazione all’apprendimento.

Famiglia, scuola, territorio: i nostri interlocutori

Attivare frequenti incontri con scuole, famiglie e territorio ci permette di rendere la nostra azione educativa più efficace e virtuosa.

L’alleanza educativa con le famiglie

La coordinatrice e l’équipe incontrano i genitori al momento dell’iscrizione e durante l’anno per uno scambio reciprocodurante il quale, in un clima sereno e di fiducia, è possibile conoscersi e mettere a confronto le reciproche modalità educative e le tematiche inerenti lo sviluppo dei propri figli. Nel caso in cui il nucleo non sia di nazionalità italiana la coordinatrice incontra la famiglia in presenza di un mediatore linguistico-culturale per favorire la comunicazione e poter accedere a spiegazioni di matrice culturale riguardanti la sfera educativa e non.

Sono assicurati per tutti almeno tre momenti “fermo immagine” durante l’anno. Ai genitori della fascia 6/10 è inoltre dedicato uno spazio quotidiano dalle 18.30 alle 19.00 in cui possono confrontarsi direttamente con il personale educativo.

Offriamo infine ai genitori incontri formativi e dibattiti sulle principali tematiche educative. Per i genitori stranieri è sempre garantita la presenza del mediatore linguistico culturale, inoltre possono essere organizzati gruppi di confronto in base alla provenienza geografica.

L’alleanza educativa con le scuole

L’équipe, previa autorizzazione delle famiglie, prende contatto con i docenti delle classi in cui sono iscritti bimbi e ragazzi che frequentano il CAG, per presentare nel dettaglio la programmazione dell’anno. E’ frequente che le attività del CAG suscitino aspettative eccessive o poco realistiche nelle famiglie come negli insegnanti. Il Centro di Aggregazione non è un “dopo scuola”, tuttavia i nostri operatori sono consapevoli che il successo scolastico è una importante fonte di autostima e a ciò concorrono attivamente.

Lo spazio compiti, attrezzato ad hoc, utilizza strumenti ludico-didattici all’avanguardia per supportare bambini e ragazzi nello svolgimento dei compiti sviluppando ulteriormente le abilità cognitive di ciascuno.

Crediamo in un modello di apprendimento attivo, critico, partecipato e mai passivo, utile anche ai fini dello sviluppo delle abilità sociali.

L’alleanza educativa con il territorio

“L’Impronta” è accreditato presso il Comune di Brescia dal 2007.  La coordinatrice e l’équipe hanno contribuito a sviluppare, insieme ai tecnici del Comune di Brescia ed ai coordinatori degli altri centri di aggregazione giovanile, il documento relativo all’accreditamento. Due/tre volte all’anno i tecnici del Comune di Brescia, effettuano una valutazione della qualità del servizio e della struttura,osservando gli spazi, chiedendo informazioni sulle attività, parlando con bambini e ragazzi.

Con i tecnici del Comune di Brescia si effettuano incontri bimestrali. Si hanno inoltre costanti relazioni con i Servizi socialidel Comune di Brescia per i bambini e i ragazzi seguiti all’interno del CAG con un progetto educativo individualizzato (P.e.i.).

Il nostro Centro collabora inoltre con gli altri CAG accreditati della Città e della provincia di Brescia e si rapporta alle altre associazioni e agenzie del territorio per progetti di breve o lunga durata.

L’équipe

Lo staff si riunisce settimanalmente per analizzare l’andamento dei singoli , individuare le modalità educative più efficaci e riflettere sulle dinamiche interne al gruppo. La programmazione educativa viene modificata in base alle reali necessità di bambini e ragazzi.

A cadenza mensile viene seguita in un lavoro di supervisione da due psicologhe psicoterapeute provenienti dallaCooperativa Crinali Onlus di Milano, con l’obiettivo di analizzare situazioni specifiche.

In alcune mansioni è coadiuvata da volontari adeguatamente formati che si mettono a disposizione soprattutto per lo svolgimento dei compiti.

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Centri estivi

Negli anni scorsi il CRE ha accolto anche bambini e adolescenti fino ai 16 anni, coinvolgendo tutti in attività molto speciali.

Dettagli
Li abbiamo contati e sono almeno 8 i buoni motivi che hanno spinto tante famiglie a scegliere il nostro CRE:

Personale stabile nel corso dell’anno, altamente qualificato per garantire sicurezza e progetti educativi oltre che ludici; enormi spazi riservati coperti e all’aperto; un orario d’apertura molto esteso; due uscite settimanali verso parchi acquatici o gite guidate; la possibilità di prevedere iscrizione settimanali; apertura dall’11 giugno al 27 Luglio e riapertura dal 20 Agosto con il c.a.g. sconti per i fratelli e/o  in base al numero di settimane di iscrizione; iscrizione effettuabile anche online. Per queste ragioni auspichiamo di poter riprendere in futuro anche questo servizio utile e dilettevole per i bimbi e ragazzi di Brescia e per le loro famiglie.

Progetti

Centri estivi Centro Aggregazione Giovanile L'Impronta Oltre ai servizi realizziamo anche progetti speciali e di rete, che prevedono il coinvolgimento di soggetti diversi del territorio.

Con e per le scuole

Accoglienza, alfabetizzazione, percorsi di comunicazione e dinamiche di gruppo sono le tematiche al centro dei nostri progetti: occasione per mettere al centro il singolo, per dargli valore e curare il gruppocome palestra della comunicazione e integrazione delle abilità di ciascuno.

Centro Razzetti e Scuola: due mondi e mandati che si confrontano in un rapporto libero, scelto e svincolato da regole prescritte.

Di seguito troverai maggiori informazioni sui percorsi che abbiamo realizzato con vari ordini di scuole di Brescia e Provincia (negli anni abbiamo collaborato con: Istituto Comprensivo di Gussago, Istituto Comprensivo Nord 1 Brescia, Istituto Comprensivo Nord 2 Brescia, Istituto Comprensivo Ovest 2 Brescia, Istituto Comprensivo di Concesio).

Formazione per i docenti

Per la gestione dei gruppi e la comunicazione

Il Razzetti si propone come luogo e centro per la formazione degli insegnanti nella gestione dei gruppi.

Riteniamo che i docenti debbano poter avere uno spazio in cui conoscersi, stare bene, imparare a comunicare, riscoprire la motivazione che li ha spinti a scegliere questa delicata professione. Gli allievi e i colleghi non si scelgono, tuttavia un buon clima ottenuto grazie ad una buona comunicazione (a cominciare dalla presentazione di ciascuno in base ai suoi punti di forza e di debolezza), aumenta il benessere del singolo e del gruppo stesso, a prescindere dal tipo di gruppo in cui ci si trova.

La formazione è realizzata dall’équipe interna del Razzetti specializzata sul tema e grazie al ricorso a professionisti esterni, esperti della comunicazione e nella gestione di conflitti.

Questa una delle riflessioni che indirizzano il nostro lavoro coi docenti

LA COMUNICAZIONE  E LA FORMAZIONE INSEGNANTI (prof.F. Montanari)

Nella formazione insegnanti la questione della comunicazione va presidiata o comunque tenuta in doverosa attenzione. Vi sono in proposito diverse percezioni errate; come nel gioco del calcio saper tirare calci ad un pallone non significa essere allenatori o giocatori professionisti, lo stesso dicasi per quanto riguarda l’ambito inerente la comunicazione. … L’errore più grossolano che compiamo è quello di ritenere che la comunicazione sia solo o soprattutto “il linguaggio parlato-verbale”, ma non è così. Il linguaggio verbale rappresenta la minima parte (dal 15 al 25%) del processo comunicativo che è invece per la maggior parte caratterizzato dalla comunicazione non verbale o corporea (quasi l’80%); questo significa che tendiamo ad influenzare inconsapevolmente (la maggior parte delle volte) gli alunni con la nostra comunicazione non verbale e gli alunni fanno lo stesso tra loro con i segnali di squalifica. Un altro aspetto centrale che rende simili i concetti di comunicazione e di gruppo è che, esperti o meno, non possiamo vivere prescindendo dalla comunicazione o dal gruppo, non possiamo non utilizzarli.

Inevitabilmente, in un modo o nell’altro, consapevoli o no, utilizziamo sia la comunicazione che il gruppo, che non è nient’altro che una modalità di comunicazione; il problema è, come diceva Popper, non fare danni. … Questo è un problema che riguarda trasversalmente tutte le professioni in cui si ha a che fare con le persone, ma risulta essere prioritario per gli insegnanti.

Come si attiva un gruppo?

Per ogni scuola e gruppo docenti è possibile definire un pacchetto formativo ad hoc.

La formazione proposta prevede un alternarsi di spiegazioni frontali a simulazioni e giochi con conseguenti debriefing.

E’ necessario a tal fine disporre di almeno due giornate da 6 ore ciascuna. Così come i ragazzi hanno bisogno per apprendere di un ambiente caldo, confortevole, protettivo, lo stesso vale per gli adulti le cui difese sono spesso ostacolo ad un vero e profondo apprendimento (quello sul sè): è necessario quindi un tempo minimo perchè si crei un buon clima interno (a ciascuno) ed esterno (nel gruppo).

Parole per raccontarmi

“Quello che io penso come albero parlante è che la vita sia questione di radici: più sono profonde più ti puoi portare lontano incontrando gente, conquistando amici. Perchè io ho scoperto  che le mie radici in fondo sono lì per procurarmi le risorse, cosìcchè con le mie foglie io possa affrontare venti forti e possa farmi delle corse.”

(Jovanotti, L’albero)

Chi sono i nostri destinatari?

Nato nel 2006 e sostenuto nel tempo da numerosi e differenziati contributi, ha permesso di accogliere nel corso degli anni più di 300 ragazzi stranieri neo arrivati nella città di Brescia e Provincia e/o alunni stranieri che, pur essendo in Italia da tempo, presentano difficoltà di acquisizione della lingua italiana dovute a fattori di natura psicologica.

Quali gli obiettivi?

Ci siamo posti un duplice obiettivo generale: accogliere i ragazzi e contribuire al loro benessere, contestualmente migliorare la loro alfabetizzazione.

Più nello specifico “Le parole per raccontarmi” si propone di:

  • Offrire un’accoglienza calda, per permettere ai ragazzi di abbassare le difese e conoscere gradatamente il nuovo contesto di vita;
  • Favorire l’apprendimento della lingua;
  • Sostenere le scuole nella fase di accoglienza e inserimento dei ragazzi stranieri;
  • Fornire ai ragazzi gli strumenti per raggiungere una maggiore consapevolezza di sè, del proprio sentire e  quindi nella gestione delle emozioni;
  • Fornire lo spazio e le parole per ritessere i fili della propria vita ed esperienza migratoria onde evitare, o almeno contenere, gli effetti del trauma migratorio;
  • Favorire la socializzazione tra i pari grazie all’incontro tra ragazzi di tutto il mondo;
  • Accompagnare i ragazzi e le famiglie alla scoperta di usi, costumi, regole del nuovo territorio e della scuola italiana, partendo dal racconto della loro storia;
  • Favorire il confronto tra “due mondi”, un’analisi critica e non passiva della nuova realtà, la costruzione del senso di appartenenza, una cittadinanza più attiva.

Di che si tratta?

Le parole per raccontarmi è un percorso di 4 settimane, sostitutivo alla frequenza scolastica, realizzato preferibilmente in spazi extrascolastici (presso il Centro Razzetti) tranne che per i bambini più piccoli per i quali è svolto presso la scuola di provenienza. Si basa su una metodologia psicolinguistica, precisamente sul format narrativo di Hocus e Lotus elaborato dalla Prof. Traute Taeschner. Le attività (tra cui drammatizzazioni basate sul format, simulazioni ed uscite sul territorio, tempo libero) sono gestite da una équipe mista di educatori specializzati, psicologici e mediatori culturali.

Il percorso è attivabile:
  • sempre nel corso dell’anno scolastico (settembre -aprile), su richiesta specifica delle scuole;
  • per bambini e ragazzi dai 3 ai 16 anni, con modalità differenti a seconda dell’età;
  • per gruppi da 6 a 12 partecipanti;

La visione alla base dei progetti “Le parole per raccontarmi”

L’esperienza ci ha portato a concludere che molto spesso le modalità classiche per l’ insegnamento della lingua italiana (approccio grammaticale in classe con compagni italiani e insegnamento frontale) non danno i risultati sperati in tempi rapidi, creando inoltre spesso nei ragazzi un profondo senso di disagio e, per dirla con le parole di Roman “una grande rabbia mentale” che troppo spesso produce condotte devianti e comportamenti aggressivi “ero grande ma parlavo come un piccolo e allora picchiavo”.

Partendo da questa considerazioni, alla ricerca di soluzioni alternative, ci siamo posti un duplice obiettivo: l’accoglienza e il benessere e la prima alfabetizzazione.

Percorsi realizzati in spazi extrascolastici

I percorsi di Accoglienza e Alfabetizzazione vengono realizzati in spazi extrascolastici accoglienti, dove i ragazzi, sentendosi rispettati come persone, si aprano alla nuova cultura.  A differenza delle cosiddette “classi ponte” (classi per soli ragazzi stranieri) all’interno degli istituti scolastici, cui siamo contrari in quanto il rischio evidente è quello di limitare l’integrazione attribuendo un’etichetta ai ragazzi stranieri, offriamo ai ragazzi un apposito spazio extrascolastico per permettere loro di sperimentarsi e viversi per quello che sono, senza la preoccupazione per i voti o l’ansia del confronto con i compagni italiani. In un clima protettivo, l’allievo riesce ad abbassare le normali difese, ad apprendere i primi rudimenti della lingua della comunicazione e anche a scoprire di avere delle risorse spendibili nel nuovo contesto di vita.

Si fa eccezione per i bambini più piccoli, per i quali i percorsi si realizzano in loco presso le scuole di provenienza.

Usando una metafora, i percorsi “Le parole per raccontarmi” assomigliano ad un porto o ad un bezinaio:i ragazzi non si fermano per sempre, solo il tempo necessario a fare rifornimento per poi prendere il largo.

Il metodo psicolinguistico

“Le parole per raccontarmi”  si basa sull’uso del FORMAT NARRATIVO :  un modello psicolinguistico per l’insegnamento delle lingue straniere, sviluppato alla ‘Sapienza’ Università di Roma dalla Prof.ssa Traute Taeschner all’interno di diversi Progetti Europei Socrates Lingua, è stato verificato sperimentalmente con successo in molte scuole (più di 120) italiane ed europee.

Il nostro personale ha seguito una formazione specifica su questi format. Il metodo è stato quindi adottato e adattato alla  nostra realtà.

Al centro del format ci sono i personaggi “Hocus e Lotus”: grazie ai gesti e alle parole ad essi associate (drammatizzazione) la stessa storia viene ripetuta nell’arco della giornata secondo modalità diverse per ben 14 volte (dinolibro, canzone, cartone animato). La storia di questi due personaggi e le parole acquisite vengono riprese nell’arco della giornata durante le attività laboratoriali affinchè si sperimenti il loro significato  anche attraverso “il fare”  (attività di cucina, sportive, creative, musica, giochi di gruppo e sul gruppo). Inoltre sono studiate e realizzate altre attività linguistiche (cosiddette rinforzi) con l’obiettivo di favorire l’acquisizione di termini specifici legati al mondo scolastico ed emotivo. Durante l’arco della giornata e delle settimane vengono organizzate  simulazioni in aula e quindi uscite sul territorio in cui i ragazzi oltre ad imparare ad orientarsi (giochi di orientamento, lettura delle tabelle degli orari dell’autobus, analisi del comportamento corretto da tenere in luoghi pubblici, etc..) vengono a conoscenza della città, sperimentandosi grazie anche ad una buona rete di commercianti che si sono prestati in questi anni nel ruolo di interlocutori privilegiati. Il tempo libero  favorisce la sedimentazione e la sperimentazione personale di quanto appreso, anche attraverso momenti di gioco, di relax, di  “prove libere” nella socializzazione con compagni sconosciuti.

L’intervento è dunque variegato  (di natura linguistica, psicologica,  ludico- educativa) e ciò consente all’équipe un’ampia osservazione dell’evoluzione dei ragazzi.

Il format psicolinguistico si basa su tre concetti fondamentali

  •  Apprendere la lingua straniera in modo analogo ai processi di acquisizione del linguaggio.
  • Realizzare tecniche di insegnamento di carattere operativo e interattivo, coerenti con i processi di acquisizione del linguaggio.
  • Porre la comunicazione umana, nelle sue modalità linguistiche, al centro dell’insegnamento/apprendimento della nuova lingua.

Informazioni e iscrizioni

Il corso di accoglienza e alfabetizzazione dura 4 settimane per un totale di circa 108 ore. Si attiva ad un minimo di 6 partecipanti, fino a d un massimo di 12. Si colloca prevalentemente in orario mattutino, in sostituzione della frequenza scolastica. Il trasporto è gestito in autonomia ma  l’équipe si rende disponibile ad insegnare a ciascuno il percorso casa-Centro Razzetti e ritorno.Per meglio gestire l’inserimento a scuola, l’équipe dedicherà alcune ore anche ad incontrare i compagni di classe dei nuovi arrivati. Al termine del percorso l’alunno è accompagnato in classe dall’équipe. Per i bambini più piccoli il percorso si realizza presso le scuole di provenienza.

Quanto emerso e osservato dall’équipe durante il percorso è restituito ai docenti, alla famiglia e all’allievo stesso, a cui viene offerta la possibilità di continuare a frequentare ogni pomeriggio il Centro di Aggregazione Giovanile.

Come procedere all’iscrizione?

La scuola ci invia un fax indicando i dati anagrafici dell’alunno, l’etnia, il nome dei genitori e un recapito telefonico. Il Razzetti contatta la famiglia (che è bene sia preavvisata dalla scuola stessa) e illustra il progetto. In caso di rifiuto viene immediatamente informata la scuola. In caso di adesione, nel momento in cui l’allievo si presenta viene inviato un fax alla scuola per segnalare l’effettivo inizio delle attività. La scuola può segnare l’allievo come presente sul registro di classe. Ogni ulteriore  spiegazione e dettaglio del progetto sono competenza dell’équipe che ne discuterà durante il primo colloquio in presenza del mediatore, per porre le basi di una alleanza educativa anche con la famiglia. Si consiglia ai docenti, nel caso in cui la famiglia sia poco convinta, di fornire questo dato all’équipe affinchè possa aumentare le informazioni necessarie.

Per saperne di più.. alcuni risultati

Al termine del primo anno di sperimentazione del progetto l’équipe dell’Università di Roma ha effettuato una ricerca su un campione. Di seguito l’articolo pubblicato.

Ricerca condotta da dall’èquipe dell’Università di Roma Sapienza, Facoltà di Psicologia 1 (120.6 KiB)

http://www.hocus-lotus.edu/

I docenti incontrati hanno rilasciato in un’intervista alcuni commenti e  valutazioni relative al progetto.Interviste docenti le parole per raccontarmi (41.2 KiB)

Per le famiglie

La nostra esperienza ci ha portato a dover fronteggiare spesso situazioni di solitudine, in particolare delle donne, siano con o senza famiglia, madri o in procinto di esserlo. Solitudine nella gestione della gravidanza,  del dopo parto, problemi di conciliazione dei tempi famigliari e del lavoro, problemi anche legati all’integrazione per donne di culture di provenienza diverse.

A queste realtà il Razzetti cerca di rispondere con progetti di rete per le pari opportunità e il sostegno alla maternità, per promuovere il protagonismo di ognuna.

Spesso ci capita inoltre di venire a contatto con mamme e/o genitori che non riescono ad esercitare appieno il proprio ruolo di genitore e in generale di cittadino, proprio per la mancanza degli strumenti linguisitici adeguati necessari ad esempio per relazionarsi con le scuole, il territorio, le altre famiglie. A questo ci proponiamo di rispondere attraverso percorsi di accoglienza e alfabetizzazione per mamme e donne straniere.

Donne senza frontiere

La difficoltà di essere una donna migrante

L’analisi della situazione delle donne migranti risulta particolarmente variegata, legata a fattori di tipo culturale, sociale ed economico. La migrazione rappresenta, spesso e per molti, un evento emotivo traumatico: la nostalgia è la prima malattia e l’addio alla propria terra è in parte un addio a se stessi

Le donne da noi conosciute arrivano prevalentemente per ricongiungimento familiare; in misura inferiore giungono da sole, in un percorso di emancipazione sociale al femminile e talvolta per sfuggire a una condizione subalterna legata alla cultura e alle tradizioni del paese d’origine. A volte si tratta di donne separate o divorziate nel paese d’origine.

La partenza causa la fine del sistema di relazioni e di abitudini, rappresenta un inizio nuovo e difficile soprattutto quando si lascia un gruppo domestico esteso con forti solidarietà e vincoli.

Tale evento a volte scandisce in maniera definitiva la non adesione della donna ai valori tradizionali e la volontà di sfuggire a una condizione di vita regolata da norme culturali ormai estranee. Per le donne la scelta di lasciare il proprio paese è quindi sovente legata al desiderio di emancipazione personale. A volte si trovano a convivere con uomini- mariti pressoché estranei, si ritrovano madri potendo appoggiarsi alla famiglia lontana solo telefonicamente, a vivere scelte quotidiane in mezzo a segnali non facilmente decifrabili, mantenendo viva la lingua d’origine.

Accoglienza e alfabetizzazione

Per il Razzetti sono divenuti sinonimi, intrecciati in modo teorico e pratico. Non esiste la possibilità di acquisire una lingua in modo fluido e corretto prescindendo dalla spinta ad accogliere la cultura sottostante il linguaggio. La motivazione è dunque il motore dell’apprendimento e infine dell’integrazione. L’educatrice coadiuvata da volontari, pur rivestendo lo status di docente, mette in campo abilità altre per “sentire” la donna, il suo vissuto e i suoi desideri così che l’alfabetizzazione divenga una traccia funzionale e non l’obiettivo prioritario.

Si prevede quindi la divisione del gruppo in  base e avanzato consentendo un diverso ritmo a secondo delle oggettive differenze di partenza. Il gruppo base utilizzerà metodiche d’avanguardia sperimentate in altri contesti dedicati agli adolescenti. Il gruppo avanzato utilizzerà invece il PC come strumento attivo per l’apprendimento, introducendo sin da subito la posta elettronica per favorire lo scambio con il paese d’origine ed anche la consultazione di testi ed enciclopedie in lingua originale.

I Laboratori, spazio alle abilità e alla socializzazione

Il laboratorio, metodo già ampiamente utilizzato in altri contesti e che ogni volta rivela la propria potenzialità. Ci rivolgiamo a donne che hanno notevoli e diverse abilità manuali, sviluppate per lo più nel contesto casalingo e quindi ritenute non spendibili. Il laboratorio può diventare così una fonte di scambio ben veicolato di saperi, un metodo organizzato di trasmissione di queste abilità ed infine una fonte di socializzazione su base concreta.

Archivio dei progetti

Abbiamo realizzato negli anni numerosi progetti speciali, in linea con la nostra mission, che ci hanno permesso di sperimentare nuove attività e percorsi, che talvolta sono diventate servizi strutturali del Razzetti, come il Posto QB, la nostra comunità diurna per adolescenti.

I nostri progetti sono pensati come progetti per rinsaldare la rete tra soggetti diversi: territorio, famiglie, donne, cittadini.

Il nostro obiettivo è di creare un “raccordo fra pezzi” esistenti ma fra loro slegati, con  particolare attenzione ai tempi di ciascuno.

Al nostro arco abbiamo frecce nate nel contesto Razzetti e altre ragionate e condivise con altre realtà.

In questo archivio trovare informazioni sui progetti chiusi più significativi. Altri percorsi e progetti sono spiegati nella sezione del sito dedicate alle scuole e alle famiglie.

Ora tocca a te

Il progetto “Ora tocca a te” nasce dall’esigenza  di rispondere al disagio manisfestato da molti ragazzi incontrati sulla nostra strada rispetto all’acquisizione della lingua studio e all’impossibilità di ottenere buoni risultati scolastici. Per loro diventava impensabile l’iscrizione ad istituti superiori  di qualità, mortificando le loro aspirazioni e quelle delle famiglie: il gap linguistico impone spesso l’iscrizione a corsi  che non corrispondono alle reali potenzialità dei ragazzi, con conseguenze facilmente intuibili.

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La banca del tempo

La Banca del Tempo è un istituto di credito un po’ particolare. Presso il suo sportello non si deposita denaro e non si riscuotono interessi, ma si scambiano prestazioni con gli altri aderenti, utilizzando il tempo come unità di misura degli scambi. Ad ognuno degli aderenti viene intestato un regolare conto corrente-tempo e viene consegnato un libretto di assegni-tempo. Unico obbligo è il pareggio.

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Sei uno ma vali

Il progetto nasce nell’ ANNO dall’esigenza di collegare tra loro “i pezzi del puzzle”, di creare un’armonia tra gli interventi attuati nelle scuole e sul territorio. Abbiamo immaginato percorsi “a cascata” dove ciascuno (famiglia, scuola, realtà sportive e culturali del territorio) potesse interpretare al meglio il proprio pezzo, mentre  il Razzetti assumeva il ruolo di “cabina di regia”, per cercare di evitare dispersione di energie e inutili sovrapposizioni.

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Il sasso nello stagno

La nostra esperienza ci ha portato molto spesso situazione di solitudine. In particolare colpisce lasolitudine delle donne, siano con o senza famiglia, madri o in procinto di esserlo. Solitudine nellagestione della gravidanza e ancor di più del dopo parto quando problemi di natura squisitamente psicologica si sommano a quelli socio – economici.

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