Le parole per raccontarmi

La visione alla base dei progetti “Le parole per raccontarmi”

L’esperienza ci ha portato a concludere che molto spesso le modalità classiche per l’ insegnamento della lingua italiana (approccio grammaticale in classe con compagni italiani e insegnamento frontale) non danno i risultati sperati in tempi rapidi, creando inoltre spesso nei ragazzi un profondo senso di disagio e, per dirla con le parole di Roman “una grande rabbia mentale” che troppo spesso produce condotte devianti e comportamenti aggressivi “ero grande ma parlavo come un piccolo e allora picchiavo”.

Partendo da questa considerazioni, alla ricerca di soluzioni alternative, ci siamo posti un duplice obiettivo: l’accoglienza e il benessere e la prima alfabetizzazione.

Percorsi realizzati in spazi extrascolastici

I percorsi di Accoglienza e Alfabetizzazione vengono realizzati in spazi extrascolastici accoglienti, dove i ragazzi, sentendosi rispettati come persone, si aprano alla nuova cultura.  A differenza delle cosiddette “classi ponte” (classi per soli ragazzi stranieri) all’interno degli istituti scolastici, cui siamo contrari in quanto il rischio evidente è quello di limitare l’integrazione attribuendo un’etichetta ai ragazzi stranieri, offriamo ai ragazzi un apposito spazio extrascolastico per permettere loro di sperimentarsi e viversi per quello che sono, senza la preoccupazione per i voti o l’ansia del confronto con i compagni italiani. In un clima protettivo, l’allievo riesce ad abbassare le normali difese, ad apprendere i primi rudimenti della lingua della comunicazione e anche a scoprire di avere delle risorse spendibili nel nuovo contesto di vita.

Si fa eccezione per i bambini più piccoli, per i quali i percorsi si realizzano in loco presso le scuole di provenienza.

Usando una metafora, i percorsi “Le parole per raccontarmi” assomigliano ad un porto o ad un bezinaio: i ragazzi non si fermano per sempre, solo il tempo necessario a fare rifornimento per poi prendere il largo.

Il metodo psicolinguistico

“Le parole per raccontarmi”  si basa sull’uso del FORMAT NARRATIVO :  un modello psicolinguistico per l’insegnamento delle lingue straniere, sviluppato alla ‘Sapienza’ Università di Roma dalla Prof.ssa Traute Taeschner all’interno di diversi Progetti Europei Socrates Lingua, è stato verificato sperimentalmente con successo in molte scuole (più di 120) italiane ed europee.

Il nostro personale ha seguito una formazione specifica su questi format. Il metodo è stato quindi adottato e adattato alla  nostra realtà.

Al centro del format ci sono i personaggi “Hocus e Lotus”: grazie ai gesti e alle parole ad essi associate (drammatizzazione) la stessa storia viene ripetuta nell’arco della giornata secondo modalità diverse per ben 14 volte (dinolibro, canzone, cartone animato). La storia di questi due personaggi e le parole acquisite vengono riprese nell’arco della giornata durante le attività laboratoriali affinchè si sperimenti il loro significato  anche attraverso “il fare”  (attività di cucina, sportive, creative, musica, giochi di gruppo e sul gruppo). Inoltre sono studiate e realizzate altre attività linguistiche (cosiddette rinforzi) con l’obiettivo di favorire l’acquisizione di termini specifici legati al mondo scolastico ed emotivo. Durante l’arco della giornata e delle settimane vengono organizzate  simulazioni in aula e quindi uscite sul territorio in cui i ragazzi oltre ad imparare ad orientarsi (giochi di orientamento, lettura delle tabelle degli orari dell’autobus, analisi del comportamento corretto da tenere in luoghi pubblici, etc..) vengono a conoscenza della città, sperimentandosi grazie anche ad una buona rete di commercianti che si sono prestati in questi anni nel ruolo di interlocutori privilegiati. Il tempo libero  favorisce la sedimentazione e la sperimentazione personale di quanto appreso, anche attraverso momenti di gioco, di relax, di  “prove libere” nella socializzazione con compagni sconosciuti.

L’intervento è dunque variegato  (di natura linguistica, psicologica,  ludico- educativa) e ciò consente all’équipe un’ampia osservazione dell’evoluzione dei ragazzi.

Il format psicolinguistico si basa su tre concetti fondamentali

  •  Apprendere la lingua straniera in modo analogo ai processi di acquisizione del linguaggio.
  • Realizzare tecniche di insegnamento di carattere operativo e interattivo, coerenti con i processi di acquisizione del linguaggio.
  • Porre la comunicazione umana, nelle sue modalità linguistiche, al centro dell’insegnamento/apprendimento della nuova lingua.

Informazioni e iscrizioni

Il corso di accoglienza e alfabetizzazione dura 4 settimane per un totale di circa 108 ore. Si attiva ad un minimo di 6 partecipanti, fino a d un massimo di 12. Si colloca prevalentemente in orario mattutino, in sostituzione della frequenza scolastica. Il trasporto è gestito in autonomia ma  l’équipe si rende disponibile ad insegnare a ciascuno il percorso casa-Centro Razzetti e ritorno.Per meglio gestire l’inserimento a scuola, l’équipe dedicherà alcune ore anche ad incontrare i compagni di classe dei nuovi arrivati. Al termine del percorso l’alunno è accompagnato in classe dall’équipe. Per i bambini più piccoli il percorso si realizza presso le scuole di provenienza.

Quanto emerso e osservato dall’équipe durante il percorso è restituito ai docenti, alla famiglia e all’allievo stesso, a cui viene offerta la possibilità di continuare a frequentare ogni pomeriggio il Centro di Aggregazione Giovanile.

Come procedere all’iscrizione?

La scuola ci invia un fax indicando i dati anagrafici dell’alunno, l’etnia, il nome dei genitori e un recapito telefonico. Il Razzetti contatta la famiglia (che è bene sia preavvisata dalla scuola stessa) e illustra il progetto. In caso di rifiuto viene immediatamente informata la scuola. In caso di adesione, nel momento in cui l’allievo si presenta viene inviato un fax alla scuola per segnalare l’effettivo inizio delle attività. La scuola può segnare l’allievo come presente sul registro di classe. Ogni ulteriore  spiegazione e dettaglio del progetto sono competenza dell’équipe che ne discuterà durante il primo colloquio in presenza del mediatore, per porre le basi di una alleanza educativa anche con la famiglia. Si consiglia ai docenti, nel caso in cui la famiglia sia poco convinta, di fornire questo dato all’équipe affinchè possa aumentare le informazioni necessarie.

Per saperne di più.. alcuni risultati

Al termine del primo anno di sperimentazione del progetto l’équipe dell’Università di Roma ha effettuato una ricerca su un campione. Di seguito l’articolo pubblicato.

Ricerca condotta da dall’èquipe dell’Università di Roma Sapienza, Facoltà di Psicologia 1 (120.6 KiB)

http://www.hocus-lotus.edu/

I docenti incontrati hanno rilasciato in un’intervista alcuni commenti e  valutazioni relative al progetto. Interviste docenti le parole per raccontarmi (41.2 KiB)